Auto elettriche: è arrivato il momento di fare marcia indietro?

Scritto da Daniele Bianchi

Le auto elettriche cinesi stanno progressivamente entrando nel mercato europeo, sollevando interrogativi sul futuro dell’industria automobilistica locale. Tra timori di concorrenza sleale e strategie di protezione del mercato, ci si chiede se sia opportuno continuare a puntare su un mercato automobilistico completamente elettrico entro il 2035.

Le auto elettriche cinesi in Europa: una minaccia reale?

Il porto di Anversa-Zeebrugge, uno dei principali ingressi delle auto importate in Europa, è colmo di veicoli elettrici cinesi. Nonostante il boom delle importazioni nel 2023 (+80%), nei primi mesi del 2024 si è registrato un calo del 20%. Per ora, la penetrazione di questi veicoli nei principali mercati produttori come Francia (0,8%), Germania (1,4%) e nel resto d’Europa (2,75%) rimane limitata. Tuttavia, in mercati più ricettivi come la Norvegia, le auto cinesi rappresentano già il 20% del mercato elettrico.

L’accumulo di veicoli nei porti è dovuto a diversi fattori, tra cui strategie di vendita diretta senza concessionarie e l’uso di navi cargo gigantesche, che scaricano migliaia di auto alla volta. A ciò si aggiunge la carenza di autisti per il trasporto stradale delle auto verso i concessionari. Tutto ciò contribuisce a creare l’impressione di un’invasione che, almeno per ora, sembra lontana dalla realtà.

Stellantis e Leapmotor

Dazi doganali: una soluzione parziale

Per contrastare la concorrenza cinese, la Commissione Europea sta considerando di aumentare i dazi doganali sulle auto importate, portandoli dall’attuale 10% al 20-30%. Tuttavia, questa misura rischia di rivelarsi poco efficace. Gli automobilisti cinesi producono internamente gran parte dei componenti, riducendo i costi e mantenendo margini competitivi anche con tariffe più alte.

Inoltre, alcuni produttori cinesi stanno già aggirando le barriere tariffarie stabilendo impianti di produzione in Europa. BYD ha aperto uno stabilimento in Ungheria, mentre Cherry utilizzerà l’ex fabbrica Nissan a Barcellona.

La sfida del mercato europeo

Le auto elettriche cinesi sono vendute in Europa a prezzi due o tre volte superiori rispetto al mercato cinese. Una BYD Dolphin, per esempio, che costa circa 15.400 euro a Pechino, viene proposta a 33.900 euro a Parigi. Anche con dazi più alti, queste auto rimangono competitive rispetto ai modelli europei, spesso gonfiati dai produttori locali per sfruttare il potere di mercato post-pandemia.

BYD

Gli automobilisti europei, di fronte a queste differenze di prezzo, potrebbero scegliere veicoli cinesi più economici, sfidando qualsiasi appello al patriottismo economico.

Tornare ai punti di forza europei

Una possibile soluzione per proteggere l’industria automobilistica europea è rivedere l’obiettivo del 100% elettrico entro il 2035, sfruttando la revisione prevista per il 2026. Questo non significherebbe abbandonare la lotta alla decarbonizzazione, ma puntare su motori ibridi e termici altamente efficienti, tecnologie in cui i produttori europei eccellono.

Creare standard specifici per emissioni, sicurezza e consumi potrebbe rilanciare l’industria europea, offrendo veicoli termici innovativi capaci di competere con l’elettrico. Modelli più leggeri e aerodinamici, magari alimentati a biocarburanti o e-fuel, potrebbero raggiungere livelli di emissioni simili alle auto elettriche, mantenendo costi più accessibili per i consumatori.

Conclusioni: una strategia realistica per il futuro

L’idea di un mercato europeo interamente elettrico entro il 2035 potrebbe rivelarsi irrealistica, soprattutto per i paesi con un potere d’acquisto inferiore come Grecia, Romania e Ungheria. Adattare le politiche per includere veicoli termici avanzati potrebbe garantire un futuro competitivo per l’industria automobilistica europea, evitando di cedere terreno alla concorrenza cinese e offrendo una soluzione sostenibile per mercati emergenti dove l’elettrificazione è ancora lontana.

La sfida non è rinunciare al progresso, ma scegliere un percorso che valorizzi i punti di forza del settore europeo, garantendo una transizione sostenibile ed equilibrata.

Daniele Bianchi
Daniele Bianchi
Daniele Bianchi, nato a Milano nel 1980, è una figura di spicco nel giornalismo automobilistico italiano. Fin dalla giovane età ha nutrito una passione per le moto e le automobili, che lo ha portato a laurearsi in Comunicazione e Giornalismo all'Università di Bologna. Fondatore di Italiano Enduro, Daniele è conosciuto per la sua competenza tecnica e il suo stile narrativo coinvolgente.
Pubblicato in: Tendenze