Le strade chiuse ai motociclisti

Scritto da Daniele Bianchi

In un’epoca in cui la mobilità urbana sta vivendo profonde trasformazioni, emerge un fenomeno preoccupante: in Europa, sempre più strade vengono interdette alla circolazione dei veicoli a due ruote. Recentemente, ad esempio, la Route des Crêtes nel sud della Francia è stata chiusa ai motociclisti la domenica, da aprile a settembre. Questa tendenza, particolarmente evidente in Francia, solleva molte domande sul futuro della circolazione di moto e scooter nel nostro continente.

Le ragioni dietro le chiusure e le reazioni dei motociclisti

La decisione di limitare l’accesso ai motociclisti non è una novità, ma l’aumento di queste restrizioni evidenzia una volontà crescente di regolamentare il traffico dei veicoli motorizzati, spesso percepiti come fonte di rumore e problemi di sicurezza. In diverse città europee, le autorità giustificano queste misure con motivazioni legate alla sicurezza stradale e alla riduzione dell’inquinamento acustico. Tuttavia, molti motociclisti ritengono che queste chiusure siano una risposta eccessiva che non considera la complessità delle esigenze di mobilità.

Ricordo una conversazione con un amico motociclista che, frustrato, mi raccontava di come il suo tragitto preferito fosse diventato off-limits durante i weekend estivi. “Non è giusto penalizzare tutti per il comportamento di pochi”, mi disse, esprimendo un sentimento condiviso da molti appassionati.

Le zone a basse emissioni e l’impatto sui motociclisti

In Francia, uno degli esempi più evidenti di questa tendenza è l’espansione delle Zone a Basse Emissione (ZBE), dove i veicoli considerati troppo inquinanti, comprese le moto, vengono progressivamente banditi. Queste restrizioni non colpiscono solo i modelli più datati, ma iniziano a interessare anche versioni più recenti. Secondo dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, tali misure mirano a migliorare la qualità dell’aria, ma spesso non tengono conto delle specificità dei veicoli a due ruote.

Comportamenti individuali e percezione del rumore

Non solo nelle città, ma anche su strade provinciali si iniziano a vedere chiusure al traffico motociclistico. In questi casi, sono certi comportamenti ad essere messi sotto accusa. Un’accelerata in montagna può risuonare a lungo, anche con uno scarico omologato. Non è necessariamente l’equipaggiamento a causare rumore eccessivo, ma l’uso che se ne fa. Mi viene in mente quella volta in cui, durante un’escursione in collina, il rombo di una moto ha interrotto la quiete del pomeriggio, attirando sguardi infastiditi da parte dei passanti.

La moto come soluzione sostenibile per la mobilità urbana

Nonostante le preoccupazioni legittime per l’ambiente e la sicurezza, escludere totalmente le moto dalle strade potrebbe non essere la soluzione ideale. Le due ruote rappresentano un mezzo di trasporto alternativo, più agile e meno ingombrante delle automobili, soprattutto nelle aree urbane densamente popolate. Facilitano spostamenti più fluidi, riducono gli ingorghi e limitano le emissioni causate dai motori al minimo nei rallentamenti. Come evidenziato da uno studio dell’Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori (ANCMA), l’uso diffuso delle moto potrebbe contribuire a città più vivibili e meno congestionate.

Conseguenze economiche e sociali delle chiusure

Le implicazioni di queste chiusure sono significative. Dal punto di vista economico, potrebbero danneggiare l’industria delle due ruote, un settore che in Europa impiega migliaia di persone tra produzione, vendita e servizi correlati. Socialmente, rischiano di marginalizzare chi dipende da moto e scooter per gli spostamenti quotidiani. Penso a studenti e lavoratori che, per ragioni economiche o logistiche, trovano nelle due ruote l’unica soluzione praticabile.

Verso soluzioni condivise per una mobilità inclusiva

È fondamentale instaurare un dialogo tra amministrazioni locali, associazioni di motociclisti e cittadini per sviluppare politiche di mobilità più inclusive. La chiave potrebbe risiedere nella promozione di tecnologie più pulite, come moto elettriche o ibride, e nella creazione di infrastrutture adeguate che riducano l’impatto ambientale senza limitare la libertà di movimento. Iniziative come quelle promosse dalla Federazione Italiana Motociclistica (FMI) mirano proprio a conciliare esigenze ambientali e passione per le due ruote.

Il futuro delle moto nelle città europee

Mentre l’Europa affronta sfide ambientali sempre più urgenti, è essenziale trovare un equilibrio tra la tutela dell’ambiente e il diritto a una mobilità equa per tutti, inclusi gli utenti delle due ruote. Forse la soluzione richiederà non solo innovazioni tecnologiche, ma anche un cambio di prospettiva sul ruolo della moto nel panorama urbano del futuro. Nonostante le difficoltà attuali, credo sia possibile immaginare città dove moto e scooter convivono armoniosamente con l’ambiente e le altre forme di trasporto.

In definitiva, è importante non demonizzare un intero mezzo di trasporto per colpa di pochi comportamenti scorretti. Educazione, rispetto delle regole e collaborazione tra tutte le parti coinvolte possono contribuire a creare un sistema di mobilità sostenibile e inclusivo. Come spesso accade, la strada migliore è quella che percorriamo insieme, trovando soluzioni che soddisfino le esigenze di tutti.

Daniele Bianchi
Daniele Bianchi
Daniele Bianchi, nato a Milano nel 1980, è una figura di spicco nel giornalismo automobilistico italiano. Fin dalla giovane età ha nutrito una passione per le moto e le automobili, che lo ha portato a laurearsi in Comunicazione e Giornalismo all'Università di Bologna. Fondatore di Italiano Enduro, Daniele è conosciuto per la sua competenza tecnica e il suo stile narrativo coinvolgente.
Pubblicato in: Tendenze