Toyota abbandona l’idrogeno e punta tutto sulla batteria: la nuova svolta tecnologica

Scritto da Daniele Bianchi

Quando si parla di neutralità climatica, c’è chi sceglie un’unica strada e chi, come Toyota, preferisce una mappa completa. Nelle riunioni con i clienti, mi capita spesso di vedere mercati con esigenze opposte: città compatte, campagne con pochi punti di ricarica, flotte che macinano autostrada. Qui entra in gioco l’approccio “a più corsie” del costruttore giapponese.

Rettifica

Una precisazione doverosa: non c’è alcun “addio” all’idrogeno. La linea ufficiale di Toyota resta multipercorso: accanto ai modelli elettrici a batteria, proseguono lo sviluppo delle celle a combustibile, dei ibridi e dei carburanti a basse emissioni. È un’impostazione coerente con le raccomandazioni di enti come l’IEA, che invitano a combinare tecnologie diverse in base alle infrastrutture locali e ai profili d’uso.

Strategia “e-e”

Niente aut-aut, ma un convinto “e-e”. In pratica, investimenti paralleli su:

  • ibridi (HEV) per abbattere i consumi nel ciclo reale;
  • plug-in (PHEV) per chi può ricaricare a casa e viaggia spesso fuori città;
  • elettrici a batteria (BEV) per aree con ricarica diffusa;
  • fuel cell (FCEV) e motori a combustione d’idrogeno per impieghi gravosi;
  • carburanti a basse emissioni (bio ed e-fuel) per estendere la vita utile del parco.
    Tradotto nella vita vera: il pendolare urbano, il corriere su lunga percorrenza e l’impresa con mezzi pesanti non hanno gli stessi vincoli. Una strategia modulare consente di servire tutti, senza forzature.

L’idrogeno resta importante

Nel portafoglio tecnologico di Toyota l’idrogeno non è una comparsa. L’ultima generazione di stack promette più efficienza e durabilità (con impieghi su autobus e mezzi pesanti, dove il rifornimento rapido è decisivo). In Europa proseguono i consorzi per infrastrutture e logistica H₂, mentre nel motorsport si sperimentano motori a combustione di idrogeno per spingere la ricerca. È il classico circolo virtuoso: ciò che si impara in pista o nel trasporto pesante filtra poi sui veicoli stradali.

Batteria: tecnologia in sviluppo

In parallelo corre la via delle batterie allo stato solido: densità energetica più elevata e tempi di ricarica ridotti sono il traguardo per rendere i BEV più appetibili a chi oggi teme soste lunghe o autonomie ballerine. Nel frattempo, le chimiche agli ioni di litio continuano a evolvere su costi, cicli e sicurezza. Un esempio pratico: per chi vive in condominio senza box, l’obiettivo sarà ridurre il “tempo alla spina”; per chi fa 30.000 km/anno, conta l’affidabilità su molti cicli di ricarica.

Conclusioni

Altro che “o batteria o idrogeno”: la rotta è plurale. Toyota punta su un portafoglio tecnologico capace di adattarsi a mercati e infrastrutture diverse, dalle citycar ai camion. In questo mosaico, BEV e FCEV restano tasselli centrali, affiancati da ibridi e carburanti alternativi. La direzione è chiara: ridurre la CO₂ con la tecnologia giusta, nel posto giusto, al momento giusto.

Daniele Bianchi
Daniele Bianchi
Daniele Bianchi, nato a Milano nel 1980, è una figura di spicco nel giornalismo automobilistico italiano. Fin dalla giovane età ha nutrito una passione per le moto e le automobili, che lo ha portato a laurearsi in Comunicazione e Giornalismo all'Università di Bologna. Fondatore di Italiano Enduro, Daniele è conosciuto per la sua competenza tecnica e il suo stile narrativo coinvolgente.
Pubblicato in: Tendenze