Dodici mesi, ventimila chilometri e nessuna sosta al distributore. Vi racconto cosa significa vivere davvero con un’auto elettrica, tra entusiasmi, sorprese e qualche inevitabile imprevisto.
Le paure di chi mi stava intorno

Quando ho annunciato l’acquisto della mia Tesla Model 3, i commenti non si sono fatti attendere. C’era chi mi vedeva già bloccato d’inverno con la batteria scarica, chi era convinto che sarei passato più tempo a cercare colonnine che a guidare. Mia sorella, reduce da una brutta esperienza con una Renault Zoe, era la più scettica: “Vedrai che l’autonomia è solo un’illusione”, ripeteva.
Eppure, sin dai primi giorni, i vantaggi erano evidenti: silenzio assoluto in marcia, spese ridotte, zero emissioni dirette e una fluidità di guida che con un diesel o benzina non avevo mai provato.
Autonomia e abitudini quotidiane

Secondo il Ministero dell’Ambiente, un automobilista medio percorre circa 36 km al giorno. Con i 400-500 km reali di autonomia della mia Tesla, i tragitti quotidiani erano più che coperti.
Anche nei viaggi più lunghi non ho mai avuto la sensazione di restare a piedi. I Supercharger Tesla e le colonnine Ionity hanno reso i rifornimenti veloci e pratici: in pochi minuti si recuperano centinaia di chilometri. L’ansia da ricarica, di cui tanti parlano, non è mai stata davvero un problema.
Dalle colonnine pubbliche alla wallbox di casa


Nei primi mesi mi sono affidato alle colonnine pubbliche, spesso nei parcheggi dei centri commerciali. Alcune erano addirittura gratuite, un bel bonus iniziale. Poi ho deciso di installare una wallbox domestica, con un investimento di circa 1.200-1.600 euro.
Con il Tesla Wall Connector da 7 kW, basta collegare l’auto la sera per trovarla al mattino carica al 100%. Una comodità che nessuna stazione di servizio potrà mai eguagliare.
Quanto si risparmia davvero
Con una tariffa elettrica notturna di 0,147 €/kWh, una ricarica completa della batteria da 60 kWh mi costava meno di 9 euro, garantendo 350-400 km di percorrenza.
In un anno, per 20.000 km, la spesa totale per l’energia è stata di circa 400 euro, contro i 2.500 euro di gasolio che avrei pagato con la mia vecchia DS3. Il risparmio netto? Più di 2.000 euro, senza contare la manutenzione ridotta che caratterizza le auto elettriche.
Viaggi tra soddisfazioni e intoppi
Ho guidato la mia Tesla in tutte le condizioni: neve, piogge intense, vento forte. In inverno l’autonomia cala del 15-20%, ma con il pre-riscaldamento della batteria l’impatto è meno pesante.
Certo, qualche imprevisto c’è stato: durante un viaggio nel sud della Francia ho trovato tre colonnine da 50 kW fuori uso, e sono stato costretto a ricaricare con una presa lenta. Fastidioso, ma per fortuna raro.
Un nuovo linguaggio da imparare
Passare all’elettrico significa anche fare amicizia con nuove unità di misura:
- kW (kilowatt), la potenza del motore: la mia Tesla eroga 240 kW, pari a circa 325 CV.
- kWh (kilowattora), la capacità della batteria: più kWh, più autonomia reale.
Sono termini che all’inizio sembrano ostici, ma presto diventano parte del vocabolario quotidiano di ogni elettrico.
Perché non tornerei mai indietro
Dopo un anno la mia opinione è chiara: il motore termico fa parte del passato. La ricarica domestica, la guida fluida, i costi ridotti hanno cambiato il mio rapporto con l’auto.
È vero, la rete di ricarica deve crescere e diventare più capillare, ma la direzione è segnata. Per me l’elettrico non è più una scommessa o un esperimento: è già il presente della mobilità.
