Le auto di oggi sono più robuste e sicure che mai, ma il prezzo da pagare potrebbe essere più alto di quanto pensiamo: la visibilità alla guida si riduce e i rischi per pedoni, ciclisti e motociclisti aumentano.
Un ostacolo più grande di quanto sembri
Negli ultimi decenni i costruttori hanno puntato tutto sulla sicurezza strutturale: scocche più solide, barre laterali più spesse, zone a deformazione programmata. Ma questa evoluzione ha avuto un effetto collaterale: la colonna A, quella che separa il parabrezza dal finestrino laterale, è diventata sempre più larga.
Secondo l’istruttore di guida Amer Adam, questa parte dell’auto può nascondere molto più di quanto si immagini. “Pedoni, ciclisti e perfino auto intere possono sparire dietro quella barra”, spiega. Un problema che si fa sentire soprattutto a rotonde, incroci e strade urbane, dove già di per sé la visuale è ridotta.
Per i motociclisti, il rischio è ancora maggiore: il profilo stretto e la velocità possono farli scomparire letteralmente alla vista di un automobilista distratto. Non a caso, nelle scuole guida per moto si insiste molto sul concetto di “essere invisibili” agli altri utenti della strada.
Come gli istruttori affrontano il problema
Per contrastare questa criticità, nelle lezioni di guida si adottano tecniche mirate. Adam racconta: “Insegniamo agli allievi a spostare leggermente la testa o il busto per guardare ‘oltre’ la colonna. Durante le esercitazioni posizioniamo coni o oggetti che restano nascosti dietro la A-stile, così gli studenti si rendono conto di quanto sia facile non vedere qualcosa”.
Molti ragazzi notano subito la differenza tra le auto della scuola guida e quelle usate negli esami: spessori diversi, vetri sagomati in altro modo, visuali più o meno penalizzate. “Qualcuno chiede persino di fare l’esame con un modello più semplice”, aggiunge Adam. “Ma non è un alibi: è la prova di quanto contino le abitudini visive e la consapevolezza dei rischi.”
Un problema noto, ma senza soluzione definitiva
L’industria è consapevole da tempo della questione. Saab aveva persino testato una colonna A retrattile, progettata per aprirsi solo in caso di urto. Oggi alcune case lavorano su soluzioni digitali, con telecamere e display che simulano una visuale trasparente. Ma la realtà è che la colonna rimane parte integrante delle zone di sicurezza e ridurne la robustezza non è un’opzione.
Adam è pragmatico: “Vorrei che i costruttori trovassero un equilibrio migliore tra resistenza strutturale e visibilità, ma so bene che la priorità è proteggere gli occupanti. Ecco perché, alla fine, la responsabilità resta in mano al conducente.”
Resta alta la tua attenzione
Il messaggio per gli automobilisti è chiaro: non basta affidarsi alla tecnologia. Serve attenzione costante. Tradotto: adattare la velocità alle condizioni della strada, guardare oltre le semplici linee di visuale, usare gli specchietti ma anche muovere fisicamente la testa per colmare i punti ciechi.
“Nessun sistema elettronico può sostituire l’occhio umano”, conclude Adam. “Sono le nostre abitudini al volante a fare la differenza tra un semplice spavento e un incidente grave.”
Un promemoria semplice ma essenziale: dietro quelle barre che sembrano innocue, potrebbe nascondersi la vita di qualcun altro.
