Yamaha Tracer 9: un’analisi critica di un’ammiraglia imperfetta

Scritto da Daniele Bianchi

La Yamaha Tracer 9 ha senza dubbio conquistato un posto di rilievo nel cuore degli appassionati, grazie al suo design intrigante e alle prestazioni di alto livello. Tuttavia, nonostante le qualità che la contraddistinguono, questa moto presenta anche alcune imperfezioni che potrebbero far riflettere chi è alla ricerca della perfezione. Dopo aver messo alla prova la versione standard della Tracer 9, vediamo cosa funziona bene e cosa potrebbe essere migliorato.

Un supermotard mascherato da sportiva

La Tracer 9 non è solo una moto sportiva, ma si avvicina molto a un supermotard, pur mantenendo l’aspetto di una roadster. Questo è evidente quando la si guida: la posizione di guida è comoda e si sente immediatamente che la moto è studiata per essere agile, con una maneggevolezza che ricorda quella delle moto da supermoto, pur senza rinunciare a un comfort sufficiente per affrontare i lunghi viaggi. La sella regolabile permette di adattarsi a diversi tipi di fisicità, ma è evidente che le moto di questa categoria sono pensate per chi ha gambe più lunghe, anche se la larghezza della sella non crea problemi anche per chi non è particolarmente alto.

Il manubrio è abbastanza stretto per garantire una presa facile, e sebbene sia comodo nelle manovre in città, potrebbe risultare meno pratico nelle lunghe percorrenze su strade veloci. Il peso di 214 kg non è un problema in movimento, ma durante le manovre a bassa velocità si fa sentire, anche se la moto è leggera rispetto ad altre moto della stessa categoria.

Prestazioni e comfort: l’equilibrio ideale?

Il motore tre cilindri CP3 da 889 cm³ è sicuramente uno dei punti di forza della Tracer 9. Con 119 cavalli e 93 Nm di coppia, la moto è vivace e reattiva, con una spinta notevole anche ai regimi medi. Tuttavia, nonostante la potenza, l’autonomia non è al livello di alcune concorrenti, con una capacità di 350 km circa con un pieno, che comunque può sembrare poco per i motociclisti che percorrono lunghe distanze.

Una delle caratteristiche che si apprezzano di più della Tracer 9 è l’elettronica. Grazie alla centrale IMU a 6 assi, la moto è in grado di adattarsi perfettamente ai diversi angoli e condizioni di guida, con sistemi come il controllo di slittamento, il controllo di trazione e l’ABS che si attivano in modo molto naturale. I diversi modi di guida, tra cui il D-Mode, permettono di scegliere tra diverse configurazioni di potenza a seconda delle necessità, e c’è anche la possibilità di personalizzare la risposta del motore.

Un design da rivedere?

Esteticamente, la Tracer 9 si distingue per un design sportivo ma funzionale, anche se non privo di imperfezioni. La parte anteriore, con il faro doppio, ha un look deciso, ma la moto nel complesso non riesce a distinguersi completamente dalla concorrenza. La posizione del parabrezza, che può essere regolato su 10 posizioni, permette di adattarlo alle esigenze di chi guida, ma alcune regolazioni non sono intuitive, e trovare la posizione perfetta può richiedere del tempo. La protezione dall’aria non è eccezionale per i motociclisti più alti, ma la moto resta molto confortevole anche su lunghe distanze.

Un comfort migliorabile

La sospensione posteriore è stata notevolmente migliorata rispetto alla versione precedente, ma ancora non raggiunge il livello di alcuni modelli concorrenti. La regolazione dell’ammortizzatore posteriore è buona, ma non sempre permette di trovare il giusto equilibrio tra comfort e performance nelle diverse situazioni di guida. Se da un lato la moto è agile e ben bilanciata, dall’altro le vibrazioni sono più evidenti su terreni meno lisci.

Conclusioni: un’ammiraglia con margini di miglioramento

La Yamaha Tracer 9 è una moto che, pur con alcune imperfezioni, riesce a offrire divertimento e comfort in abbondanza. È una scelta solida per chi cerca una moto sportiva e versatile, con una buona dose di tecnologia e sicurezza. Tuttavia, alcuni dettagli, come la gestione del parabrezza e la qualità delle sospensioni, potrebbero essere perfezionati per rendere l’esperienza di guida ancora più gratificante. La Tracer 9 è una moto che ha molto da offrire, ma se cercate la perfezione, potreste trovare alcuni aspetti da migliorare.

Daniele Bianchi
Daniele Bianchi
Daniele Bianchi, nato a Milano nel 1980, è una figura di spicco nel giornalismo automobilistico italiano. Fin dalla giovane età ha nutrito una passione per le moto e le automobili, che lo ha portato a laurearsi in Comunicazione e Giornalismo all'Università di Bologna. Fondatore di Italiano Enduro, Daniele è conosciuto per la sua competenza tecnica e il suo stile narrativo coinvolgente.
Pubblicato in: Tendenze