Scoperta rivoluzionaria: trasformare plastica in carburante diventa realtà

Scritto da Daniele Bianchi

Un’innovazione destinata a cambiare il modo in cui affrontiamo uno dei problemi più urgenti del nostro tempo: la gestione dei rifiuti plastici. Un team di scienziati ha messo a punto un metodo che consente di trasformare la plastica in carburante in modo efficiente… e sorprendentemente semplice: basta aggiungere acqua.

Plastica in carburante: un cambio di prospettiva

La produzione globale di plastica ha superato i 400 milioni di tonnellate all’anno, ma meno del 10% viene effettivamente riciclato. Il resto finisce in discariche o, peggio ancora, negli oceani. Di fronte a questa emergenza ambientale, la ricerca sta esplorando strade alternative per valorizzare i rifiuti plastici.

Una delle più promettenti è il riciclo catalitico, un processo che, grazie all’uso di catalizzatori chimici, trasforma la plastica in idrocarburi utilizzabili come carburanti (benzina, diesel) o come materia prima per l’industria chimica. A differenza del riciclo meccanico, che degrada la qualità della plastica, il processo chimico ne mantiene (o ne aumenta) il valore.

In particolare, l’attenzione si concentra sulle poliolefine, una categoria di plastiche molto diffusa – pensiamo agli imballaggi, ai sacchetti o a molte parti in plastica rigida – ma estremamente difficile da riciclare con metodi tradizionali.

Il ruolo inatteso dell’acqua nel processo catalitico

Una recente ricerca, condotta all’Università Nazionale di Scienza e Tecnologia di Seoul e pubblicata su Nature Communications, ha scoperto che l’aggiunta di acqua al processo di riciclo catalitico aumenta in modo significativo il rendimento. In laboratorio, i ricercatori hanno utilizzato catalizzatori a base di rutenio (Ru), un metallo dalle proprietà particolari, osservando una trasformazione della plastica con un’efficienza del 96,9%.

L’acqua agisce su due fronti: da un lato modifica le reazioni chimiche facilitando la depolimerizzazione, dall’altro previene la formazione di “coke”, un residuo che tende a ostruire i catalizzatori e comprometterne la resa. Il risultato? Un processo più pulito, stabile ed efficace.

Un’alternativa industriale sostenibile?

La domanda che sorge spontanea è: questo sistema può funzionare anche su larga scala? Secondo lo studio, sì. I ricercatori hanno eseguito un’analisi tecnico-economica e un bilancio ambientale, confermando che il metodo è applicabile a livello industriale, con costi operativi inferiori e una durata maggiore dei catalizzatori rispetto ad altri sistemi.

Un vantaggio chiave è che questa tecnologia potrebbe permettere di trattare rifiuti plastici misti, senza necessità di separazione o selezione preventiva. Un passo avanti significativo per rendere il riciclo più accessibile, anche nei Paesi con infrastrutture meno avanzate.

Verso un futuro più pulito?

Il professor Insoo Ro, a capo del progetto, ha dichiarato che questo approccio potrebbe influenzare le future politiche ambientali, attirare nuovi investimenti nel settore del riciclo e favorire una cooperazione internazionale per una gestione dei rifiuti più sostenibile.

In un momento storico in cui l’inquinamento da plastica ha raggiunto livelli allarmanti, scoperte come questa offrono una speranza concreta. Se applicata su scala globale, questa tecnologia potrebbe trasformare le discariche in fonti di energia, aprendo una nuova era per l’economia circolare e la lotta al cambiamento climatico.

Daniele Bianchi
Daniele Bianchi
Daniele Bianchi, nato a Milano nel 1980, è una figura di spicco nel giornalismo automobilistico italiano. Fin dalla giovane età ha nutrito una passione per le moto e le automobili, che lo ha portato a laurearsi in Comunicazione e Giornalismo all'Università di Bologna. Fondatore di Italiano Enduro, Daniele è conosciuto per la sua competenza tecnica e il suo stile narrativo coinvolgente.
Pubblicato in: Tendenze