Il panorama dell’industria automobilistica è spesso costellato di mosse audaci e, a volte, inaspettate. Mi ricordo ancora quando, da giovane appassionato di motori, mi sono imbattuto in notizie che parlavano di strategie di marketing alquanto non convenzionali. Oggi vi racconto di una di queste: un noto costruttore vietnamita ha deciso di acquistare le proprie auto elettriche tramite una società di taxi facente parte del suo gruppo, un’operazione pensata per mascherare risultati che, a suo avviso, non erano all’altezza delle aspettative.
Dopo aver venduto alcuni modelli a motore termico, il marchio ha scelto di puntare tutto sull’elettrico, in un’epoca in cui l’attenzione alla sostenibilità è sempre più centrale. Fondato nel 2018, questo costruttore appartiene a un grande conglomerato privato del Vietnam. Pur avendo un vantaggio competitivo rispetto ad altri nuovi arrivati, la solidità finanziaria del gruppo rimane tutt’altro che solida. Infatti, l’ingresso in borsa, che aveva inizialmente fatto impennare la capitalizzazione dell’azienda fino a posizionarla al terzo posto a livello mondiale, è stato in seguito penalizzato da una forte attività speculativa, portando il titolo a scendere al di sotto del valore iniziale.
Des ventes en trompe l’œil et des finances opaques

Una delle rivelazioni più sorprendenti è emersa da un sito americano, che ha messo in luce come il marchio abbia in realtà gonfiato le proprie vendite. Durante il primo semestre del 2023, una società di taxi appartenente al gruppo avrebbe acquistato circa 7.000 delle 11.300 auto elettriche vendute nel mondo – ovvero ben il 62% dei volumi. Queste pratiche, individuate dalla Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti, rivelano una gestione delle finanze alquanto opaca. Un ulteriore elemento di discussione è il fatto che quasi tutte le azioni dell’azienda siano controllate da un’unica figura: Pham Nhat Vuong, che detiene il 51% della holding principale e, di fatto, controlla la maggior parte del capitale del costruttore. È interessante notare come, guardando più da vicino, solo una piccola frazione (lo 0,3%) delle azioni risulti effettivamente disponibile sul mercato, un dato che ha attirato l’attenzione degli investitori e degli analisti finanziari.
Vinfast démarre son offensive en Europe

Le sfide non si fermano al mercato interno. Recentemente, il costruttore ha dovuto affrontare problemi di omologazione in Europa, una questione che, a mio parere, rispecchia le difficoltà che molte aziende emergenti incontrano quando cercano di espandersi in mercati regolamentati e competitivi. In un’intervista rilasciata a una nota testata specializzata, un dirigente ha dichiarato che i problemi sono ormai risolti. In Francia, ad esempio, è già in commercio un SUV elettrico di 4,75 metri, il VF8, proposto ad un prezzo base di circa 50.000 euro e corredato da una garanzia di 10 anni o 200.000 km. Pur rispondendo alle aspettative di alcuni clienti europei, il VF8 ha sollevato numerose critiche da parte della stampa specializzata statunitense, soprattutto per quanto riguarda i consumi rilevati nel ciclo EPA. Rimane quindi da attendere i dati definitivi del ciclo WLTP per poter esprimere un giudizio completo.
Questa vicenda, che ha suscitato dibattiti sia nel mondo finanziario che in quello automobilistico, evidenzia come le strategie di mercato possano essere tanto innovative quanto controverse. Fonti affidabili del settore, come la SEC e analisi di esperti del mercato automobilistico, continuano a monitorare da vicino queste dinamiche, offrendo spunti interessanti per chi è appassionato di motori e investimenti. Personalmente, mi ha colpito l’iniziativa per la sua originalità e mi ha fatto riflettere su quanto, nel mondo degli affari, a volte basti un approccio non convenzionale per attirare l’attenzione – anche se non sempre questo si traduce in risultati finanziari solidi.