Un gigante dei motori si avvia al declino: la storia di Française de Mécanique

Scritto da Daniele Bianchi

Il 2025 segna la fine di un’era per la Française de Mécanique, oggi Stellantis Douvrin, con la cessazione della produzione di motori termici per passare alle batterie sotto il marchio ACC. Una transizione che rappresenta la conclusione di un’avventura iniziata nel lontano 1969.

Un cambio di rotta inevitabile

Nel 2021, c’era stata una speranza. Carlos Tavares, allora capo di PSA, aveva annunciato che lo stabilimento di Douvrin avrebbe continuato a produrre la nuova generazione del motore EB, evoluzione del controverso PureTech, noto per alcuni problemi di affidabilità. Tuttavia, questo progetto è stato affidato a una fabbrica Opel in Ungheria. Nel frattempo, il sito Stellantis nel Nord della Francia ha iniziato una riconversione significativa: ridimensionandosi e trasformandosi in un polo per la produzione di batterie per veicoli elettrici grazie alla joint venture ACC (Automotive Cells Company), creata con TotalEnergies/Saft e Mercedes-Benz. La decisione europea di vietare la vendita di motori a combustione entro il 2035 ha giocato un ruolo cruciale in questa svolta.

Alla fine del 2025, l’ultimo motore termico, un PureTech a cinghia, dovrebbe uscire dalla linea di produzione, chiudendo un’epopea industriale cominciata con Renault.

Gli inizi: una partnership rivoluzionaria

La storia della Française de Mécanique inizia nel 1969 quando Renault e Peugeot decidono di unire le forze per affrontare le sfide economiche del Mercato Comune Europeo. Pierre-Louis Dreyfus, allora presidente di Renault, capisce che la sua azienda ha bisogno di alleanze per competere su scala internazionale. Dopo una serie di negoziati, i due colossi francesi siglano un accordo il 22 aprile 1966, dando vita a una collaborazione senza precedenti.

L’idea era semplice: condividere risorse, sviluppare motori innovativi e ridurre i costi di produzione. Questo portò alla costruzione di una fabbrica comune a Douvrin, vicino a Béthune. Con un investimento di un miliardo di franchi, supportato da prestiti e incentivi statali, la nuova struttura inizia a produrre motori nel 1971. Tra i primi modelli c’è il motore X, progettato da Peugeot per la piccola 104, mentre Renault lo utilizza per la R14, lanciata nel 1976.

Successi e divergenze

La Française de Mécanique non solo ha prodotto motori di alta qualità, ma ha anche garantito notevoli economie di scala per entrambe le aziende. Uno dei motori più celebri è il PRV, un V6 introdotto nel 1974, seguito dal motore Douvrin nel 1977, progettato da Renault. Questa collaborazione ha permesso la creazione di infrastrutture condivise, come centri di test in Svezia e piste ad alta velocità in Francia.

il V6 PRV

Tuttavia, le divergenze iniziano a emergere nel 1974, quando Peugeot acquisisce Citroën, causando tensioni con Renault. L’accordo originale del 1966 viene annullato, dando maggiore libertà ai due produttori, ma segnando la fine di una collaborazione fruttuosa. Peugeot si allea con Ford e BMW per sviluppare nuovi motori, mentre Renault segue una strada indipendente.

La fine di un ciclo

Nel 2013, Renault vende la sua quota del 50% nella Française de Mécanique a PSA, segnando un momento simbolico: l’azienda che aveva dato vita alla joint venture si ritira definitivamente. Gli ultimi motori termici prodotti a Douvrin sono stati il problematico EB Turbo PureTech, che ha permesso allo stabilimento di raggiungere il traguardo dei 50 milioni di motori nel 2021.

Puretech

Con il declino dei motori a combustione, la transizione verso l’elettrico appare inevitabile. Lo stabilimento di Douvrin si trasforma in una “gigafactory” per batterie, aprendo un nuovo capitolo nella sua storia. Tuttavia, questa trasformazione solleva interrogativi sul futuro dell’industria automobilistica francese, già colpita da una drastica riduzione della produzione nazionale.

Conclusione

La storia della Française de Mécanique riflette i cambiamenti profondi del settore automobilistico negli ultimi decenni. Da simbolo di innovazione e collaborazione, l’azienda è diventata un esempio della necessità di adattarsi ai nuovi paradigmi tecnologici ed ecologici. Mentre il sito di Douvrin si reinventa, resta il ricordo di un’epoca in cui l’industria automobilistica francese era sinonimo di eccellenza e avanguardia.

Daniele Bianchi
Daniele Bianchi
Daniele Bianchi, nato a Milano nel 1980, è una figura di spicco nel giornalismo automobilistico italiano. Fin dalla giovane età ha nutrito una passione per le moto e le automobili, che lo ha portato a laurearsi in Comunicazione e Giornalismo all'Università di Bologna. Fondatore di Italiano Enduro, Daniele è conosciuto per la sua competenza tecnica e il suo stile narrativo coinvolgente.
Pubblicato in: Tendenze