Introduzione a lungo termine: Royal Enfield Bullet 350; rapporto dopo 1.200 km

Scritto da Daniele Bianchi

Quando pensi alla Royal Enfield Bullet, probabilmente ti viene in mente il caratteristico rumore dello scarico che accompagna i tuoi ricordi d’infanzia. Per molti in India, guidare una qualsiasi Royal Enfield significa immediatamente identificarsi con una Bullet, indipendentemente dal modello specifico. Dopo aver percorso 1.200 chilometri con la Bullet 350, posso confermare che questa moto non è solo un mezzo di trasporto, ma una vera e propria compagna di viaggio.

Design senza tempo

Prima di intraprendere un viaggio con la Bullet 350, è impossibile non notare il suo design classico e inconfondibile. Questa moto conserva gli elementi distintivi del modello originale, come le iconiche strisce dorate dipinte a mano sulle versioni standard e top-spec. Personalmente, preferisco la variante standard di fascia media rispetto alla versione di fascia alta perché, senza il paraluce del faro, il profilo anteriore risulta più pulito e armonioso. L’uso generoso del cromo sull’anello del faro, sul motore e sullo scarico aggiunge un tocco di eleganza che rende la moto ancora più affascinante.

Caratteristiche

La Bullet 350 mantiene la semplicità che ha reso iconica la serie. Il cruscotto è composto da un tachimetro analogico e un piccolo display LCD per il contachilometri, insieme all’indicatore del carburante. Tuttavia, manca l’indicatore della posizione della marcia, una funzione presente nella versione aggiornata della Classic 350. Le luci pilota gemelle e il faro anteriore alogeno circolare rimangono fedeli al design originale, mentre il fanale posteriore potrebbe beneficiare di un aggiornamento per preservare l’esclusività e la distinzione della moto.

Le malefatte del monsone

Ho avuto la fortuna di ricevere la Bullet 350 durante la stagione del monsone, uno dei periodi più belli dell’anno per guidare sotto la pioggia. La moto si comporta egregiamente su strade bagnate, scivolando senza sforzo attraverso le aree umide. Tuttavia, ho riscontrato un problema con il tappo del serbatoio durante una pioggia intensa. Le fessure nella manopola del serbatoio permettono all’acqua piovana di infiltrarsi nell’anello interno, dove si accumula. Sebbene ci sia un foro per drenare l’acqua, questo può intasarsi, causando la diluizione dell’acqua con il carburante. Una soluzione potrebbe essere l’installazione di coperture aftermarket, ma sarebbe auspicabile che Royal Enfield affrontasse direttamente questo problema per prevenire la corrosione del serbatoio nel tempo.

Intervallo

Dopo aver percorso 1.200 chilometri, posso affermare con certezza che la Bullet 350 è la versione più fluida che abbia mai guidato. La nota dello scarico, sebbene meno pronunciata rispetto ai modelli precedenti, è comunque presente e aggiunge un tocco di carattere alla guida. La moto offre un’esperienza di guida rilassante, ma con la giusta dose di potenza e reattività che caratterizza la serie Bullet. Nel prossimo report, esplorerò in dettaglio il motore, le prestazioni, la maneggevolezza, il peso e l’efficienza dei consumi di questa affascinante moto.

Conclusioni

La Royal Enfield Bullet 350 rappresenta un perfetto equilibrio tra tradizione e innovazione. Dopo 1.200 chilometri, posso dire che questa moto offre un’esperienza di guida unica, combinando il fascino del design classico con le prestazioni moderne. Nonostante alcuni piccoli inconvenienti, come il problema del tappo del serbatoio, la Bullet 350 si conferma come una scelta eccellente per chi cerca una moto affidabile, elegante e divertente da guidare. Con un chilometraggio previsto di 3.000 km, non vedo l’ora di scoprire cosa questa moto ha ancora da offrire.

Per ulteriori approfondimenti e recensioni, consulta le guide ufficiali di Royal Enfield e le raccomandazioni di esperti del settore motociclistico.

Daniele Bianchi
Daniele Bianchi
Daniele Bianchi, nato a Milano nel 1980, è una figura di spicco nel giornalismo automobilistico italiano. Fin dalla giovane età ha nutrito una passione per le moto e le automobili, che lo ha portato a laurearsi in Comunicazione e Giornalismo all'Università di Bologna. Fondatore di Italiano Enduro, Daniele è conosciuto per la sua competenza tecnica e il suo stile narrativo coinvolgente.
Pubblicato in: Tendenze