Scandalo nella fabbrica Tesla in Germania: dipendenti costretti a restituire fino a tre anni di salario

Scritto da Daniele Bianchi

La tensione cresce nello stabilimento Tesla di Grünheide, vicino a Berlino, dove un’ondata di malcontento sta scuotendo i lavoratori. Le accuse sono pesanti: alcuni dipendenti avrebbero ricevuto richieste di restituzione di anni di stipendio, in un clima sempre più segnato da scontri interni e controlli invasivi.
Dietro le mura di una delle fabbriche più moderne d’Europa, l’innovazione lascia spazio a polemiche su diritti, pressione psicologica e rapporti di forza tra management e sindacati.

Il conflitto riesplode a Grünheide

La fabbrica Tesla di Grünheide, inaugurata nel 2022 come simbolo dell’espansione europea del marchio, è di nuovo nell’occhio del ciclone. Secondo diverse testimonianze interne, il direttore dello stabilimento, André Thierig, avrebbe inviato un’e-mail ai dipendenti dopo la pausa estiva, criticando apertamente alcuni membri del personale legati al sindacato IG Metall.

“Purtroppo c’è ancora chi non si sente parte del nostro successo,” avrebbe scritto il manager, aggiungendo poi: “Chi è sempre contro di noi, non appartiene a Tesla.” Parole che, secondo molti, hanno inasprito ulteriormente un clima già teso.

Il dissenso serpeggia da mesi, con turni intensi, carichi di lavoro crescenti e lamentele sul mancato rispetto dei diritti sindacali. “È come vivere in una fabbrica sotto osservazione,” ha raccontato un operaio tedesco citato da un quotidiano locale.

Barrette ai cereali e guerra di nervi

Un episodio curioso ma emblematico ha reso evidente la divisione interna. Al rientro dalle ferie estive, i lavoratori hanno trovato 10.000 barrette ai cereali blu come dono di benvenuto, distribuite da un gruppo di rappresentanti del personale vicino al management. Un gesto simbolico, ma non per tutti gradito.

I membri della “fazione rossa”, legata alla IG Metall, hanno rifiutato di partecipare all’iniziativa, sostenendo che si trattasse di un’operazione di facciata, mentre nel frattempo la direzione aumentava la pressione produttiva. La risposta del direttore non si è fatta attendere: “Trovo irritante che un gesto di gratitudine venga ridicolizzato.”

Dietro questo piccolo episodio, però, si nasconde una vera e propria lotta di potere tra due gruppi: da un lato chi difende le scelte aziendali, dall’altro chi denuncia un clima di controllo e stress.

Politiche rigide contro le assenze per malattia

Uno dei punti più controversi riguarda la gestione delle assenze per malattia. Lo stabilimento Tesla in Germania ha registrato tassi di assenteismo insolitamente alti, e l’azienda ha risposto con misure drastiche.

Già nel 2024, alcuni dipendenti avevano denunciato visite a sorpresa dei dirigenti a casa di chi risultava malato, un metodo definito “intimidatorio” dai sindacati. Ora la situazione è degenerata: chi viene giudicato “ingiustificatamente assente” rischia non solo la sospensione dello stipendio, ma addirittura la restituzione di pagamenti arretrati fino a tre anni.

Per il direttore Thierig si tratta di una “regola equa e legittima”, ma per IG Metall è un abuso che “può rovinare economicamente famiglie intere”. L’organizzazione ha già annunciato l’intenzione di chiedere l’intervento dell’Ispettorato del Lavoro tedesco per verificare la legalità della misura.

Una fabbrica spaccata in due

All’interno dello stabilimento, la spaccatura è ormai evidente. Da una parte la cosiddetta “squadra blu”, più vicina alla direzione, dall’altra il gruppo “rosso” dei sindacalisti che chiede tutele e orari sostenibili.
“Vogliamo solo che nessuno tema di perdere lo stipendio se si ammala davvero,” si legge in un volantino distribuito dai rappresentanti sindacali.

Mentre la produzione continua a ritmi serrati — con oltre 6.000 dipendenti e una capacità annuale superiore alle 250.000 auto — il clima interno si fa sempre più pesante. Secondo analisti del Frankfurter Allgemeine Zeitung, Tesla rischia di compromettere la propria immagine in Europa se non troverà un equilibrio tra efficienza e rispetto dei diritti dei lavoratori.

Per ora, le e-mail di Thierig non lasciano spazio a compromessi: “Tesla non è un posto per chi si lamenta,” avrebbe scritto in uno dei messaggi interni.

Dietro l’icona dell’innovazione e della mobilità elettrica, dunque, emerge un’altra storia: quella di un’azienda che, nel nome della produttività, sembra aver dimenticato che anche i suoi dipendenti sono esseri umani, non soltanto ingranaggi di una macchina perfetta.

Daniele Bianchi
Daniele Bianchi
Daniele Bianchi, nato a Milano nel 1980, è una figura di spicco nel giornalismo automobilistico italiano. Fin dalla giovane età ha nutrito una passione per le moto e le automobili, che lo ha portato a laurearsi in Comunicazione e Giornalismo all'Università di Bologna. Fondatore di Italiano Enduro, Daniele è conosciuto per la sua competenza tecnica e il suo stile narrativo coinvolgente.
Pubblicato in: Tendenze