Mercedes lancia un duro avvertimento: “Così rischiamo la fine dell’industria europea”

Scritto da Daniele Bianchi

L’orologio corre e la pressione cresce: il divieto europeo alla vendita di nuove auto a benzina e diesel dal 2035 continua a far discutere. Tra chi applaude alla svolta verde e chi teme uno shock economico, si leva la voce di uno dei giganti dell’automotive: Mercedes-Benz. Il suo CEO, Ola Källenius, lancia un messaggio chiaro e inquietante: “Così facendo, stiamo correndo a tutta velocità contro un muro.”

I piani dell’UE e il dilemma del “net zero”

L’Unione Europea punta a un obiettivo ambizioso: azzerare le emissioni nette entro il 2050 e vietare dal 2035 la vendita di nuove auto con motore a combustione interna. Una misura che, almeno sulla carta, dovrebbe accelerare la transizione verso la mobilità elettrica. Ma per molti leader del settore, tra cui Källenius, il rischio è quello di mettere in ginocchio un comparto industriale già sotto pressione.

Il dirigente svedese, in un’intervista a un importante quotidiano economico tedesco, invita a un “reality check”: “Sì, dobbiamo decarbonizzare,” ha affermato, “ma farlo in modo cieco e dogmatico potrebbe danneggiare l’intera economia europea. Serve una strategia tecnologicamente neutrale, che tenga conto di tutti i percorsi possibili verso le emissioni zero.”

Le preoccupazioni non sono infondate. L’industria automobilistica del Vecchio Continente sta affrontando un momento delicato, con la domanda interna in calo, l’aumento dei costi energetici e una concorrenza globale sempre più agguerrita.

Perché la concorrenza cinese fa paura

Tra i principali incubi dei produttori europei c’è l’avanzata dei colossi cinesi dell’auto elettrica. Marchi come BYD, Nio e Xpeng stanno conquistando quote di mercato grazie a veicoli tecnologicamente avanzati e a prezzi altamente competitivi.

A differenza dell’Europa, la Cina ha potuto contare su una catena di fornitura interna robusta, ampi incentivi pubblici e una pianificazione strategica a lungo termine. Risultato: un vantaggio competitivo enorme, che oggi mette in difficoltà anche nomi storici come Volkswagen, BMW e Mercedes stessa.

“Il rischio,” avverte Källenius, “è che la politica europea finisca per indebolire ulteriormente i nostri marchi, costringendoli a combattere ad armi spuntate contro aziende che godono di un sostegno statale massiccio.” Se ciò accadesse, le conseguenze non si limiterebbero ai bilanci: posti di lavoro, know-how tecnologico e capacità produttiva rischierebbero di evaporare, trascinando con sé un pilastro dell’economia europea.

L’alternativa: una neutralità tecnologica

Secondo Källenius, la chiave non è rinunciare alla transizione verde, ma renderla più intelligente e flessibile. “Non dobbiamo demonizzare il motore a combustione,” spiega, “bensì affiancarlo a soluzioni pulite come gli e-fuels e altri carburanti sintetici.”

Gli e-fuels, prodotti a partire da idrogeno e anidride carbonica catturata, potrebbero infatti rendere i motori tradizionali quasi carbon neutral, permettendo di ridurre le emissioni senza abbandonare di colpo un’intera infrastruttura industriale.

Diversi studi — tra cui quelli condotti dall’International Energy Agency (IEA) — confermano che un approccio multi-tecnologico potrebbe accelerare la decarbonizzazione del trasporto senza compromettere la competitività. “Puntare tutto sull’elettrico,” avverte Källenius, “significa chiudere la porta a innovazioni potenzialmente decisive.”

Una scelta che segnerà il futuro

La revisione del divieto UE, prevista per la seconda metà del 2025, sarà un passaggio cruciale. Da essa dipenderà non solo il futuro della mobilità europea, ma anche il destino di un settore che dà lavoro a milioni di persone e rappresenta oltre il 7% del PIL dell’Unione.

La sfida, ora, è trovare un equilibrio tra sostenibilità e pragmatismo. Se l’Europa non riuscirà a farlo, il timore di Källenius potrebbe diventare realtà: l’auto del futuro si costruirà altrove.

Daniele Bianchi
Daniele Bianchi
Daniele Bianchi, nato a Milano nel 1980, è una figura di spicco nel giornalismo automobilistico italiano. Fin dalla giovane età ha nutrito una passione per le moto e le automobili, che lo ha portato a laurearsi in Comunicazione e Giornalismo all'Università di Bologna. Fondatore di Italiano Enduro, Daniele è conosciuto per la sua competenza tecnica e il suo stile narrativo coinvolgente.
Pubblicato in: Tendenze