Perché BMW, Mercedes e Audi investono miliardi in Ungheria nonostante la linea politica

Scritto da Daniele Bianchi

Mentre la Germania perde terreno nell’automotive, l’Ungheria diventa la nuova terra promessa dei costruttori. Nel cuore della Puszta sorgono stabilimenti miliardari per auto e batterie, e non solo da parte dei marchi tedeschi: anche i colossi asiatici scelgono Debrecen e Győr come trampolino verso l’Europa.

Germania in calo, Ungheria in crescita

Negli ultimi anni la Germania ha visto sfumare decine di migliaia di posti di lavoro nel settore auto. Al contrario, in Ungheria fioriscono megafabbriche. BMW sta costruendo a Debrecen un nuovo impianto per i modelli elettrici della “Neue Klasse”, mentre Mercedes raddoppia la capacità della sua sede di Kecskemét, puntando a 300.000 veicoli l’anno. Audi, invece, produce già da tempo motori a Győr, in uno degli stabilimenti più grandi d’Europa.

A fianco dei marchi europei si muovono anche i giganti cinesi: CATL e EVE stanno aprendo fabbriche di batterie a Debrecen, BYD prepara un impianto con capacità da 200.000 auto l’anno e Samsung fornisce accumulatori da anni. Risultato: circa 150.000 ungheresi lavorano ora nell’automotive, che rappresenta un quinto della produzione industriale nazionale – più di quanto pesi il settore in Germania.

Orbán tra Bruxelles e Pechino

Il premier Viktor Orbán ha costruito una strategia doppia. Da un lato sfrutta i vantaggi dell’UE – mercato unico, regole stabili e fondi comunitari – dall’altro apre le porte agli investimenti cinesi, che trovano in Ungheria una via rapida per entrare in Europa.

Per i costruttori occidentali, Budapest offre ciò che la Germania non garantisce più: costi contenuti, burocrazia snella e un governo disposto a sostenere i progetti con sussidi e infrastrutture.

La protesta cresce a Debrecen

Non tutti, però, applaudono. La nuova fabbrica CATL a Debrecen ha acceso timori per il consumo d’acqua e l’impatto ambientale. Gruppi locali come “Mothers for the Environment” hanno portato in piazza migliaia di manifestanti, una rarità in una città tradizionalmente vicina al partito Fidesz.

CATL assicura che l’impianto rispetterà le normative ambientali, mentre BMW cerca di mostrarsi virtuosa con uno stabilimento “green”: pannelli solari, sistemi di stoccaggio dell’acqua calda e una linea di verniciatura senza gas.

Le sfide della crescita rapida

L’esplosione industriale porta con sé effetti collaterali. In Ungheria manca manodopera qualificata e le aziende devono importare specialisti da Germania, Cina e altri Paesi. BMW, per fidelizzare i lavoratori stranieri, finanzia eventi sportivi, iniziative culturali e persino una scuola tedesca a Debrecen.

Intanto, i prezzi delle case salgono e la forbice tra salari e costo della vita si allarga. Un segnale che la crescita veloce non è priva di squilibri.

I rischi politici

Per ora i costruttori non sembrano intimoriti dalla linea politica di Orbán. I manager di BMW e Mercedes parlano di investimenti di lungo periodo in un Paese che resta “partner solido dell’UE”. Ma gli analisti avvertono: la forte dipendenza dall’Ungheria potrebbe rivelarsi rischiosa, soprattutto con le elezioni del 2026, quando il tema auto e batterie sarà inevitabilmente al centro del dibattito.

L’opposizione accusa il governo di aver accolto troppi progetti senza garanzie ambientali adeguate. Un cambio politico improvviso potrebbe quindi alterare il quadro per gli investitori.

La nuova autohub europea

Con appena 9,5 milioni di abitanti, l’Ungheria si è trasformata in pochi anni nella nuova capitale europea dell’auto elettrica. Dove la Germania rallenta, la pianura ungherese vede crescere fabbriche come funghi.

Il grande interrogativo è se il Paese riuscirà a bilanciare sviluppo economico, tutela ambientale e stabilità politica. Per il momento, chi vuole capire dove si disegna il futuro dell’automotive non guarda più a Stoccarda o Wolfsburg, ma a Debrecen.

Daniele Bianchi
Daniele Bianchi
Daniele Bianchi, nato a Milano nel 1980, è una figura di spicco nel giornalismo automobilistico italiano. Fin dalla giovane età ha nutrito una passione per le moto e le automobili, che lo ha portato a laurearsi in Comunicazione e Giornalismo all'Università di Bologna. Fondatore di Italiano Enduro, Daniele è conosciuto per la sua competenza tecnica e il suo stile narrativo coinvolgente.
Pubblicato in: Tendenze