Brutte notizie per i conducenti diesel: ecco cosa cambierà nel 2025

Scritto da Daniele Bianchi

Per chi guida un diesel, il 2025 non sarà un anno qualunque. Dal 1° gennaio entreranno in scena regole più stringenti sull’uso dell’AdBlue, con ripercussioni pratiche e qualche costo extra. L’ho imparato sulla mia pelle in autostrada, con la spia blu accesa a cento chilometri da casa: finché tutto funziona non ci pensi, ma quando l’additivo manca o il sistema fa i capricci… il viaggio si complica.

Che Cos’è l’AdBlue?

Mettiamo subito in chiaro un punto: l’AdBlue non è “urina”, ma una soluzione tecnica composta da urea al 32,5% in acqua demineralizzata (AUS 32) prodotta sinteticamente e definita dalla norma ISO 22241. La sua missione è disattivare gli NOx (ossidi di azoto) allo scarico, trasformandoli in azoto e vapore attraverso il catalizzatore SCR (Selective Catalytic Reduction). È uno dei tasselli che hanno permesso ai diesel moderni di rispettare gli standard emissivi europei più severi (Euro 6/Euro 6d e successive evoluzioni), come indicato anche dai documenti della Commissione Europea sulla qualità dell’aria.
Esempio reale: se fai molto extraurbano a velocità costante, potresti consumarne poco e dimenticartene per mesi; in uso cittadino con rigenerazioni e stop&go, la richiesta può salire e la pianificazione dei rabbocchi diventa importante.

Nuove Obbligazioni e Aumenti dei Costi per i Conducenti

Dal 2025, le autorità e i costruttori spingono verso un monitoraggio più attento dell’additivo e della sua efficienza. In diverse comunicazioni è circolata l’indicazione di una soglia di consumo “tipo” (per esempio 15 litri ogni 10.000 km) come benchmark operativo: non è un numero magico valido per tutti, ma un riferimento che rende l’idea di quanto l’AdBlue possa incidere sul ciclo d’uso. Tradotto: servirà pianificare i rabbocchi e mettere a budget qualche euro in più.
La parte scomoda? La possibile cristallizzazione dell’additivo o guasti a iniettore, sonde o serbatoio SCR. Quando succede, i danni non sono banali: parliamo facilmente di interventi nell’ordine di alcune centinaia fino a oltre 1.500 euro sui veicoli fuori garanzia, come ricordano spesso club automobilistici e reti d’officina indipendenti.
Consiglio pratico: rifornisci AdBlue da contenitori o pompe certificate ISO 22241, evita i rabbocchi “creativi” e non aspettare l’ultimo chilometro con la spia accesa: molti veicoli, per normativa, limitano le prestazioni o impediscono l’avviamento se il sistema SCR non è operativo.

Il Controllo Tecnico e la Disattivazione dell’AdBlue

Dal gennaio 2025 parte anche il primo tagliando dei dati OBFCM (On-Board Fuel/Energy Consumption Monitoring) per i veicoli immatricolati dal 2021: si tratta della lettura dei consumi ed energia a bordo richiesta dall’UE per migliorare il controllo delle emissioni nel mondo reale. È bene chiarire che l’OBFCM non nasce per scoprire “da solo” eventuali emulatori o disattivazioni dell’AdBlue, e i centri revisione hanno spiegato che non arriverà una “bacchetta magica” per scovare all’istante ogni frode. Resta però vero che l’allineamento tra dati dichiarati e misurati mette più pressione sulla regolarità dei sistemi.
Scena tipica da officina: “È solo un sensore, lo stacchiamo e via”. No: i controlli incrociati e i registri elettronici rendono queste scorciatoie sempre più rischiose e, alla lunga, più costose.

Le Sanzioni per la Disattivazione del Sistema AdBlue

Qui il messaggio è semplice: manomettere o disattivare il sistema di abbattimento è vietato. Le sanzioni per la modifica non autorizzata dei dispositivi anti-inquinamento possono essere pesanti, fino a diverse migliaia di euro (in alcuni Paesi si parla di tetti che raggiungono i 7.500 euro), oltre a fermo del veicolo e obbligo di ripristino. È la linea dura che le autorità stanno adottando da anni per contrastare le pratiche elusive: meno fumo di scarico “truccato”, più aria pulita.

Un Cambiamento Necessario per la Transizione Energetica

Il quadro non è nato per complicare la vita a chi guida un diesel, ma per accompagnare la transizione energetica: ridurre NOx e particolato significa città più respirabili. Certo, per i proprietari non esistono soluzioni “a costo zero”: tra manutenzione e additivo, il conto sale. Sta qui l’equilibrio da trovare, con scelte informate e manutenzione corretta.
In pratica: se tieni l’auto a lungo, cura l’SCR come faresti con freni e pneumatici; se cambi spesso, valuta nel costo totale di possesso (TCO) anche AdBlue, possibili riparazioni e valore residuo. Sono accortezze che consiglierebbero sia i costruttori nelle note d’uso, sia le associazioni dei consumatori nelle loro guide.

Daniele Bianchi
Daniele Bianchi
Daniele Bianchi, nato a Milano nel 1980, è una figura di spicco nel giornalismo automobilistico italiano. Fin dalla giovane età ha nutrito una passione per le moto e le automobili, che lo ha portato a laurearsi in Comunicazione e Giornalismo all'Università di Bologna. Fondatore di Italiano Enduro, Daniele è conosciuto per la sua competenza tecnica e il suo stile narrativo coinvolgente.
Pubblicato in: Tendenze