Toyota aveva ragione: la sbornia dell’auto elettrica è vicina

Scritto da Daniele Bianchi

Per anni è stata considerata conservatrice, quasi “vecchia scuola”. Eppure, mentre altri costruttori rallentano, Toyota sembra aver giocato d’anticipo. La sua cautela verso l’elettrico puro oggi appare meno scetticismo e più lungimiranza.

Scetticismo di lunga data

Toyota non ha mai nascosto la propria diffidenza verso l’idea che l’auto 100% elettrica fosse la sola via per ridurre le emissioni. Già nel 2017, durante una conferenza a Tokyo, l’allora presidente Akio Toyoda spiegava che il futuro non poteva dipendere da una tecnologia unica. E, a pensarci, non era solo una dichiarazione industriale: era quasi una lezione di buon senso.

Chiunque viva fuori da una grande città lo sa bene: trovare una colonnina di ricarica affidabile può essere un’avventura. Così, mentre molte case automobilistiche correvano verso l’elettrico totale, Toyota ha preferito percorrere una strada ibrida, puntando su un equilibrio tra motori tradizionali, ibridi e soluzioni alternative come l’idrogeno.

I numeri, oggi, sembrano darle ragione. Le batterie restano costose, pesanti e non sempre garantiscono l’autonomia necessaria. Nel 2022 si sono vendute circa 10 milioni di auto elettriche nel mondo, ma i segnali di rallentamento sono già visibili: Volkswagen ha visto dimezzarsi gli ordini in Europa, Ford ha ridotto le previsioni e Renault ha venduto meno della metà delle auto elettrificate previste.

Il ruolo delle sovvenzioni

Chiunque abbia pensato di acquistare un’auto elettrica lo sa: gran parte del prezzo reale la “paga” lo Stato, non il cliente. Gli incentivi pubblici sono ancora il principale motore del mercato.

In Norvegia, dove i sussidi sono generosi, le elettriche coprono l’84,3% delle immatricolazioni. Ma basta spostarsi più a sud per vedere un’altra storia: in Italia rappresentano solo il 3,9% e in Spagna il 5,2%. In Germania, la fine delle agevolazioni ha provocato un crollo del 28,6% delle vendite in pochi mesi.

Questi dati mostrano quanto la domanda resti fragile. Molti automobilisti, senza incentivi, tornano volentieri al motore a benzina o all’ibrido. L’unica eccezione di peso resta Tesla, che ha saputo rendere l’elettrico desiderabile e competitivo. Con una Model 3 ormai sotto i 43.000 euro e l’obiettivo di arrivare a una futura “Model 2” da circa 25.000 euro, l’azienda di Elon Musk continua a dettare i tempi della rivoluzione elettrica.

Diversificare per resistere

In un mercato che cambia così rapidamente, puntare tutto su una sola carta può essere rischioso. Toyota lo ha capito prima di molti: il suo approccio “multi-tecnologico” è una forma di assicurazione strategica.

Se la “sbornia” da auto elettrica dovesse davvero arrivare, chi avrà investito in più direzioni potrà adattarsi meglio. Un po’ come in finanza, dove diversificare il portafoglio riduce i rischi. Nel frattempo, Toyota continua a perfezionare le sue ibride, lavora su batterie allo stato solido e non ha mai abbandonato la ricerca sull’idrogeno.

Alla fine, forse la lezione è questa: l’innovazione non è sempre questione di velocità, ma di equilibrio. E in un mondo che corre verso il futuro, un po’ di prudenza – proprio come quella di Toyota – può essere il miglior carburante per arrivarci davvero.

Daniele Bianchi
Daniele Bianchi
Daniele Bianchi, nato a Milano nel 1980, è una figura di spicco nel giornalismo automobilistico italiano. Fin dalla giovane età ha nutrito una passione per le moto e le automobili, che lo ha portato a laurearsi in Comunicazione e Giornalismo all'Università di Bologna. Fondatore di Italiano Enduro, Daniele è conosciuto per la sua competenza tecnica e il suo stile narrativo coinvolgente.
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