Il celebre conduttore britannico Jeremy Clarkson, volto storico di Top Gear e oggi protagonista della serie “Clarkson’s Farm”, torna a far parlare di sé con una riflessione che ha fatto discutere l’intero mondo dell’automotive. Secondo lui, le auto moderne hanno perso la loro anima, sostituita da troppi schermi, troppa elettronica e troppo poco piacere di guida.
Un commento pungente, in perfetto stile Clarkson, che molti automobilisti condividono: l’evoluzione tecnologica non sempre significa evoluzione emotiva.
Troppi schermi, poca emozione
Nel corso di una conversazione con il giornalista e collezionista Harry Metcalfe, Clarkson ha spiegato perché le auto moderne non lo affascinano più. “Un tempo le auto avevano glamour, rumore e un pizzico di pericolo. Ora sono solo scatole digitali,” ha detto con la sua solita ironia.
Il suo bersaglio preferito? I touch screen. “È come un vecchio equalizzatore degli anni Settanta: passi più tempo a cercare l’impostazione giusta che a goderti la musica.”
Clarkson racconta che nella sua BMW M5, impostare una semplice funzione richiede passaggi infiniti tra menu e sottosezioni, spesso sbagliando con la mano sinistra (sulle auto con guida a destra). Il risultato? Impronte sullo schermo e tanta frustrazione.
“Ecco perché guido ancora una Range Rover di 18 anni e una Jaguar di 12,” scherza. “Hanno ancora i tasti veri. Premi e funziona.”
Sistemi di sicurezza troppo invadenti
Non sono solo gli schermi a infastidirlo: anche i moderni sistemi di sicurezza attiva gli sembrano eccessivi. Clarkson sostiene che oggi le auto abbiano “troppi angeli custodi digitali” che interferiscono con la libertà del conducente. Ogni volta che sale su un’auto nuova, racconta, deve passare minuti a disattivare i vari avvisi di corsia, i segnali acustici o i limiti di velocità automatici.
“Per chi come me cambia auto ogni settimana,” spiega, “sono dieci minuti di pura follia prima ancora di muoversi.” Un pensiero che, secondo un recente sondaggio dell’Automobile Association, condividono molti automobilisti over 50, spesso nostalgici di un’esperienza di guida più diretta e meno mediata dall’elettronica.
Jaguar: da passione a nostalgia
Clarkson non ha mai nascosto il suo affetto per Jaguar. Racconta di quando, durante un vecchio episodio di The Grand Tour, portò una F-Type in Mauritania, convinto che si sarebbe distrutta nel deserto. “E invece ha resistito come un cammello inglese,” ride ricordando.
Oggi, però, guarda con malinconia al passaggio del marchio all’elettrico. Comprende la scelta commerciale, visto il crollo delle vendite dei modelli storici, ma confessa di non riuscire a entusiasmarsi per un’auto senza rumore. “Non ne comprerò mai una,” ammette, “ma capisco perché lo fanno.”
La pubblicità di Jaguar, senza mostrare nemmeno un’auto, l’ha lasciato perplesso: “È come vendere un vino senza far vedere la bottiglia.”
L’elettrico non lo emoziona
Per Clarkson, il problema dell’auto elettrica è la mancanza di emozione. “Come puoi sorridere se non senti il motore vivere sotto di te?” dice. Ammette però di aver apprezzato la nuova Renault 5 E-Tech, soprattutto per il design colorato e il richiamo retrò. Ma anche lì, alla fine, la conclusione è sempre la stessa: “Peccato non abbia un motore vero.”
Secondo l’Energy Saving Trust, l’elettrico ha già conquistato gran parte dei mercati europei, ma Clarkson rappresenta quella fetta di automobilisti per cui l’auto è ancora sinonimo di passione, rumore e carattere.
Quando le auto erano al loro apice
Clarkson colloca il momento d’oro dell’industria automobilistica intorno a una decina d’anni fa: “Era il periodo perfetto. Le auto avevano aria condizionata, navigatore, tetti apribili, comfort e affidabilità. Poi è arrivata l’era dei software e delle complicazioni inutili.”
Molti esperti condividono la sua analisi. Secondo uno studio di J.D. Power, la soddisfazione dei clienti sulle nuove auto è in calo, in particolare per la complessità dei sistemi digitali.
Nessuna voglia di cambiare auto
A 65 anni, Clarkson afferma di non avere alcuna intenzione di comprare un’auto nuova. Continua a guidare la sua Jaguar F-Type acquistata usata per 20.000 sterline, e ne parla come di una vecchia amica: “Scricchiola un po’, ma funziona. Non ho bisogno di altro.”
Il suo ragionamento è semplice e, per molti, condivisibile: “Le auto moderne cercano di pensare per te. Io preferisco continuare a pensare da solo.”
Tipicamente Clarkson
Diretto, sarcastico, provocatorio: Clarkson resta fedele a se stesso. Le sue parole, pur colorite, toccano un nervo scoperto. Molti appassionati di motori si riconoscono nella sua nostalgia per un’automobile più autentica, fatta di meccanica e sensazioni, non di algoritmi e touch screen.
Che si sia d’accordo o meno, il messaggio è chiaro: nel mondo dell’auto del futuro, il problema non sarà la batteria o l’autonomia, ma la perdita di quella scintilla che trasformava ogni guida in un piccolo atto d’amore verso la strada.
